Mansplaining

Con questo termine, si indica la fastidiosa abitudine di alcuni maschi a spiegare, in genere con tono paternalistico, alle donne argomenti che loro conoscono benissimo. 

Un esempio tipico è l’uomo sul posto di lavoro che spiega alla collega qualcosa che lei sa forse anche meglio di lui.

Il mansplaining nasce da un bias che è installato nel nostro cervello come un malware: ritenere che le femmine sappiano sempre meno dei maschi, che si sentono quindi autorizzati a fornire il loro prezioso contributo. Grazie, spesso ne sappiamo più di voi e se non vi mandiamo a quel paese è perché anche noi ci dobbiamo liberare da questo bias o perché ci hanno insegnato a essere sempre gentili e accoglienti (o magari perché non abbiamo voglia di discutere). 

Perciò, quando vi viene la tentazione di spiegarci qualcosa, chiedetevi sempre se c’è la possibilità che noi conosciamo già, e bene, quell’argomento. Se la risposta è sì, lasciate perdere, se è no andate tranquilli, a tuttə piace imparare qualcosa di nuovo.

Ogni donna sa a cosa mi riferisco: a quell’arroganza che, a volte, mette i bastoni tra le ruote a tutte le donne, in qualsiasi settore, che le trattiene dal far sentire la propria voce e che gli impedisce di essere udite quando osano parlare, che schiaccia le più giovani nel silenzio insegnandogli, così come fanno le molestie per strada, che questo mondo non appartiene a loro. Per noi è un addestramento all’insicurezza e all’autolimitazione, mentre gli uomini tengono in esercizio la propria immotivata tracotanza.

Estratto dal libro: Gli uomini mi spiegano le cose. Riflessioni sulla sopraffazione maschile,  Rebecca Solint, Ponte alle grazie 2017

Il “mansplaining” spiegato articolo

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