Rape Culture

Immaginate una donna, sola, che di notte stia camminando per una strada secondaria per rientrare a casa. È una situazione normale, eppure non evoca tranquillità, ma apprensione e addirittura paura. Il nome di questa paura è rape culture, cultura dello stupro. 

È sapere, dandolo per scontato come fosse la normalità, che una donna deve sempre stare in guardia e che in ogni momento e in ogni situazione potrebbe essere oggetto di violenze e molestie. 

Questa molestia può essere sia fisica e arrivare allo stupro vero e proprio, che assumere tratti più sfumati, tanto che spesso la vittima non si rende neanche conto di esserne stata oggetto. 

La rape culture pervade infatti tutta la nostra società, è l’idea che il corpo della donna sia sempre a disposizione dell’uomo, che può giudicarlo, usarlo e abusarne a proprio piacimento. La cultura dello stupro è la battuta sessista spacciata per goliardia, è l’apprezzamento non richiesto, la mano del collega che ti accarezza la schiena, la tua foto data in pasto ai commenti nella chat del calcetto…

Con l’espressione rape culture si indica quindi un tipo di società in cui le violenze, le molestie e lo stupro sono minimizzate e considerate normali, un male inevitabile con cui le donne devono necessariamente fare i conti.

La rape culture è una piramide, alla cui base troviamo le battute e le barzellette sessiste (atteggiamenti comunissimi che però giustificano e normalizzano la violenza), più in 

alto il catcalling, lo slutshaming, poi il victim blaming, lo stalking, il revenge porn e infine forme sempre più gravi di violenza fino ad arrivare al vertice, cioè lo stupro vero e proprio.

Tutto questo in nome di una presunta natura umana per cui le donne sarebbero inevitabilmente passive e “prede” e gli uomini invece sarebbero spinti all’aggressività e alla violenza, in quanto non capaci di controllare i propri impulsi (concetto riassumibile con la frase “boys will be boys” o “l’uomo è cacciatore”).

Bisogna ribadire, però, che la cultura dello stupro non ha alcuna base biologica o “naturale”, ma si configura come una forma di potere volta a mantenere il controllo sulle donne da parte degli uomini attraverso una costante paura.

Alcuni dati

21% (4 milioni 520 mila): le donne tra i 16 e 70 anni che hanno subito violenza sessuale
5,4% (1 milione 157 mila): le donne tra i 16 e 70 anni che hanno subito forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila)
62,7%: i casi di stupro commessi da partner
3,6%: i casi di stupro commessi da parenti
9,4%: i casi di stupro commessi da amici.
[dati 2018, fonte Istat]

Articoli e Ricerche

Libri

Violate, di Graziella Priulla, Edizioni Mahori, 2021

Maledetta Sfortuna, di Carlotta Vagnoli, Fabbri,  2022

Poverine, di Carlotta Vagnoli, Einaudi, 2022

NO significa NO. Creare una cultura del consenso per combattere la cultura dello stupro, di Benedetta Lo Zito, Eris Edizioni, 2022

Persone e Pagine

Video e Laboratori

Volere o Violare, Laboratorio della Rete Donne Transfemminista con Giovanna Vignelli video

Violate, sessismo e cultura dello stupro, Laboratorio della Rete Donne Transfemminista con Graziella Priulla video

Questione di potere. Cultura dello stupro e consenso, Laboratorio della Rete Donne Transfemminista con Benedetta Lo Zito video

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